Quando hai fame a Milano

Dopo un momento di pausa dovuto a feste e impegni lavorativi vari, rieccomi sul mio piccolo blog con una guida molto speciale! Credo che questo possa essere solo il primo capitolo di una serie di post, perché Milano è ormai la mia città d’adozione e, soprattutto durante il giorno, io la vivo molto e la amo incondizionatamente, con i suoi tram, i suoi angoli insoliti, le sue abitudini da città veramente europea. Oggi voglio parlarvi di alcuni dei miei posti mangerecci preferiti, quelli dove mi piace sempre sedermi per un pasto goloso!

Tramé

Credits www.venetiantrame.it

L’ho scoperto per caso durante un’esplorazione su Just Eat, e da allora non l’ho più abbandonato: è sicuramente il mio posto preferito dove mangiare a Milano! Lo consiglio a tutti e come me chi ci va se ne innamora. Il primo locale, che è anche quello nella posizione migliore, è in piazza San Simpliciano, nel cuore di Brera, ma recentemente ne è stato aperto un secondo, più piccino, in via Vittor Pisani. Cosa si mangia? Spritz e i buonissimi tramezzini veneziani, dal pane morbido e dalla forma panciuta.

C’era una volta

Tutti hanno trovato il proprio posto speciale tra una lezione e l’altra all’università, questo è il mio. I camerieri sono simpatici e cortesi, e il bancone è sempre strapieno di brioche, focacce, pizze e altri cibi deliziosi. Pensare che tra poco, molto probabilmente, non lo frequenterò più, mi fa scendere una lacrimuccia.

Titto

In via Giangiacomo Mora, questa è, per il momento, la mia gelateria preferita a Milano. Lo trovo un locale dall’ambiente simpatico e amichevole: qui il gelato è fai-da-te, ci si serve da soli grazie alle macchinette che erogano i gusti (pochi), e poi si “abbellisce” la propria coppetta con topping vari, tra cui biscotti, frutta e caramelle gommose. Una volta alla cassa, si paga a peso e vi consegnano un cucchiaino colorato per gustare la vostra opera d’arte!

Briscola Pizza Society

Due sedi per una pizza strepitosa: una in zona Porta Romana, l’altra vicina all’Arco della Pace. Se potessi ci vivrei, perché la qualità della pizza è davvero superba ed è un ambiente curato ma semplice. Potete scegliere se ordinare una pizza classica, ma i cui ingredienti sono scelti da voi, oppure (ed è l’opzione più gettonata), scegliere due mini pizze dal breve menù, che vi saranno servite su una teglia. Buonissimo e ideale per un pranzo con gli amici! E se siete in giro per l’Italia, vi ricordo che questa catena non si trova solo a Milano, ma anche a Firenze.

Se avete ancora fame e siete in cerca di cibo orientale, ho già dedicato un post all’argomento: qui potrete trovare tutti i miei consigli. Ci leggiamo alla prossima guida mangereccia, buon appetito!

Londra in un giorno? Si può fare!

Londra in un giorno? Vi assicuro che si può fare…con i dovuti accorgimenti! Il segreto è, ovviamente, programmarsi tutto per tempo quando siete ancora a casa, onde evitare spiacevoli inconvenienti, come è successo a me che ho dovuto tagliare parte del mio giro a causa del ritardo di EasyJet. Un altro piccolo consiglio: se non siete mai stati a Londra, forse è meglio che la vostra prima volta in città sia per una vacanza vera. Riservate questo tour de force a quando avrete imparato ad attraversare la strada guardando dalla parte sbagliata, e a capire cosa significa Westbound ed Eastbound in metropolitana.

Da Trafalgar Square a Westminster, lungo la Whitehall

Primo punto, ovviamente, l’aereo: il primo volo del mattino è quello di EasyJet a Linate, segue quello delle 7.35 a Malpensa. In un’ora e mezza sarete a Gatwick, e da lì, con 45 sterline, potrete prendere il Gatwick Express e in circa mezz’ora essere in città, a Victoria Station! Per quanto riguarda i mezzi pubblici, io ho scelto la travel card giornaliera, e non la Oyster ricaricabile, perché mi sembrava molto più comoda e anche più conveniente, in quanto non so quando tornerò a Londra la prossima volta e quindi non aveva senso acquistare una tessera ricaricabile.

Parliamo ora della mia “passeggiata”: sarebbe dovuta iniziare da Marble Arch, per poi proseguire attraverso Hyde Park in direzione Victoria & Albert Museum, ma sono arrivata direttamente al museo perché avevo già perso tempo prezioso in aeroporto. Se dovessi tornare indietro probabilmente salterei il museo: anche se è gratis e ricco di collezioni interessanti (i cartoni preparatori di Raffaello sono meravigliosi), al suo interno ho speso ben due ore, e se volete vedere molte cose non è proprio l’ideale. Per questo motivo, anche la mia passeggiata con pranzo a Notting Hill e Portobello Road è saltata.

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Sono poi scappata in direzione Temple, sullo Strand: questa via è una parallela del Tamigi, e si trovano tanti negozi interessanti, tra cui quello ufficiale Twinings, dove potrete trovare una varietà impressionante di té, e potrete comporre la vostra scatola personalizzata! La più piccola, riempita con 20 bustine, costa 23 sterline: Londra è carissima ma questo mi sembra un prezzo abbordabile, considerato che la maggior parte dei prodotti non sono reperibili in Italia. Il pomeriggio è poi continuato a Covent Garden: la stanchezza iniziava a farsi sentire, quindi ho solo passeggiato per il mercato coperto, dove ho anche preso l’immancabile afternoon tea in un delizioso locale gestito da ragazzi francesi. Sicuramente tornerei per esplorare meglio questo quartiere, mi piacerebbe molto visitare Neal’s Yard.

La metropolitana londinese non è tra le mie preferite, quindi per il ritorno a Victoria Station ho scelto di prendere un bus: a Londra trovo sia fantastico salire (rigorosamente al piano superiore) e fare la turista sfacciata piazzandosi in prima fila e scattando foto, lo trovo un ottimo modo per vedere la città senza consumarsi le suole delle scarpe! Così sono riuscita anche a passare da Trafalgar Square (mi piace tantissimo questa piazza) e ovviamente da Westminster, perché non è un viaggio a Londra senza una foto al Big Ben. L’ultimo volo low cost è ancora una volta con EasyJet in direzione Malpensa, alle 20 circa.

Kendra Elliott e la sua suspense “Gelida”

Se mi seguite anche sulla mia pagina Facebook, saprete che qualche tempo fa ho pubblicato la foto del mio Reading Journal, un taccuino con pagine create ad hoc per annotare le caratteristiche di ogni libro letto e dare loro un voto. Gelida è stato il primo libro del 2017 ad ottenere il mio punteggio pieno, e non pensavo che questo romanzo potesse piacermi così tanto!

Brynn Nealey è un’infermiera forense che fa parte di una squadra di salvataggio e primo soccorso dell’Oregon; quando un piccolo aereo precipita sulla Catena delle Cascate a causa di una violenta nevicata, è compito della squadra cercare superstiti. All’affiatato gruppo si unisce anche Alex Kinton, un Marshal che è invitato a partecipare alla spedizione poiché sull’aereo si trovava un suo collega, una guardia che trasportava Darrin Besand, pericoloso serial killer che sta affrontando i diversi processi a suo carico. Durante la spedizione la squadra inizia a conoscersi, e dopo la diffidenza iniziale i due protagonisti entrano in confidenza: mentre si svelano i loro passati tenebrosi, una terribile scoperta fa salire ancora di più la tensione. Il serial killer, infatti, non giace morto tra i rottami dell’aereo, ma è vivo e gira liberamente tra i boschi.

Questo romanzo è il secondo volume della serie Bone Secrets: non ho letto il primo, Nascosta, ma non ha importanza perché ciascun romanzo, anche se scritto dalla stessa autrice, è autoconclusivo. Gelida però mi è piaciuto davvero molto, e provvederò a comprare anche il primo libro! Finora, a parte i romanzi di Guillaume Musso, avevo letto veramente poco del genere thriller/suspense, e non pensavo che un libro simile potesse tenermi incollata alle pagine. Lo vedevo più come un romanzetto senza pretese (e forse lo è), con più romanticismo che un mistero da svelare.

Invece la Elliott si è rivelata una penna molto interessante, certo non è al livello di Musso: il suo stile è piuttosto semplice, ma ho trovato molto emozionanti i colpi di scena e i capitoli chiusi senza avere il quadro completo della situazione. Le descrizioni sono ottime ma non pesanti, sembra davvero di trovarsi in mezzo a un bosco pieno di neve e con temperature bassissime: uno scenario tutt’altro che idilliaco, visto che tra quei boschi si aggira un pazzo che ha già ucciso più volte. Il personaggio del serial killer a mio parere è quello caratterizzato nel modo migliore: ho apprezzato davvero molto la sua caratterizzazione psicologica. La vicenda è narrata da diversi punti di vista, in modo che il lettore possa avere il quadro completo della situazione, senza però togliergli il gusto di ragionare su quanto non è stato ancora svelato. E poi, ciliegina sulla torta, la storia d’amore intensa e dalla crescita rapida tra Alex e Brynn. Datemi qualche occhio a cuore e state certi che un libro mi piacerà.

Sophie Kinsella, perché sì!

Ho da poco terminato Begli amici!, uno degli ultimi libri di Sophie Kinsella usciti sotto il suo vero nome, Madeleine Wickham. Al posto della solita recensione ho pensato di dedicarle un intero post, spiegandovi perché questa brillante donna inglese è la mia scrittrice preferita. Anche se i suoi romanzi potrebbero essere tranquillamente inseriti nella sezione rosa, e io non sia proprio una loro accanita lettrice.

Credits www.sophiekinsella.co.uk

Ho tutti i suoi libri (ok, non proprio tutti, mi manca solo l’ultimo, La mia vita non proprio perfetta. Qualcuno provveda!), e ovviamente l’ho conosciuta con I love shopping: tutta questa serie, e alcuni altri romanzi autoconclusivi, tra cui Sai tenere un segreto, sono scritti proprio come Sophie Kinsella, che è il suo pseudonimo. Come l’autrice stessa ha spiegato, il motivo per cui distingue i suoi lavori è semplicemente un motivo di stile: se avete letto una delle avventure di Becky Bloomwood, saprete come ogni libro inizi con la stessa frase, “Niente panico”, come siano tutti caratterizzati da uno stile fresco e brillante. In ognuno di questi libri, dietro le vicende esileranti e la storia d’amore, c’è sempre qualcosa in più. Un significato più profondo, una riflessione tenera ma malinconica sulla vita e su come sia importante essere se stessi e seguire il proprio cuore.

Madeleine Wickham, il suo vero nome, caratterizza invece un’altra serie di romanzi, scritti tutti tra la metà degli anni Novanta e l’inizio dei Duemila, che sono stati notati dal pubblico solo dopo l’uscita della saga sulla spendacciona Becky, che tanto le ha portato fortuna. Qui troviamo una scrittura molto più matura e realistica, con descrizioni particolareggiate della campagna inglese e dei tanti, piccoli faide e stereotipi che la caratterizzano. Un po’ questi libri mi ricordano Il seggio vacante, romanzo di J. K. Rowling uscito dopo la chiusura del capitolo Harry Potter. Un aspetto che secondo me le rende narrazioni più serie è anche il fatto che siano sempre coinvolti anche bambini, che nella loro ingenuità e curiosità riescono sempre a combinare qualcosa e a influenzare la vita degli adulti che li circondano.

Se dovessi consigliarvi dei titoli, i miei preferiti restano (per ora) firmati con lo pseudonimo: La regina della casa racconta la storia di un giovane avvocato stakanovista, che fa di tutto per ottenere il posto di socio nello studio legale in cui lavora. A causa di un errore, però, teme che la sua carriera sia stroncata e così fugge in campagna, dove finisce per diventare la domestica di una ricca famiglia. Ovviamente senza avere la minima nozione di cura della casa o di cucina! Un altro titolo che adoro è Ho il tuo numero, davvero romantico: protagonista una promessa sposa che perde all’improvviso il suo prezioso anello di fidanzamento e contemporaneamente è derubata del suo cellulare. Le cose si complicano quando ne trova uno nella spazzatura e inizia a rispondere ai messaggi di un importante uomo d’affari, che si rivolge a lei come se fosse la sua segretaria…

La Bella e la Bestia, la magia di sempre con qualcosa in più

Ho aspettato La Bella e La Bestia per tantissimo tempo, e non potevo che fiondarmi al cinema il giorno dell’uscita (mai fatto, per nessun altro film). Temevo che, date le mie alte aspettative, avrei potuto rimanere delusa, invece sono rimasta assolutamente soddisfatta da questa nuova trasposizione cinematografica.

La versione animata Disney, di cui questa nuova pellicola è il fedele live action, è il mio classico preferito: l’ho visto tante volte, conosco le canzoni a memoria, amo profondamente questa storia. Belle è un esempio di coraggio, una ragazza che non è come le altre e che vorrebbe trovare il proprio posto nel mondo, perché quello in cui è nata forse non è fatto per tipe come lei. Bestia è la corazza dura di ognuno di noi, l’outsider, a cui devi andare davvero vicino per scoprire, con sorpresa (ah!), che ha occhi meravigliosi. Ogni piccolo domestico del castello aggiunge una carica di umorismo e ottimismo; Gaston e il villaggio mi sono sembrati molto attuali, in questo periodo di guerra contro il diverso, e pensare che nella realtà c’è davvero qualcuno che brandisce così tanta violenza inizia davvero a spaventarmi.

Due soltanto le note stonate: il doppiaggio, sin dai primi trailer, non mi convinceva molto. Ora che ho visto tutto il film posso dire che mi sbagliavo, e che solo la voce cantata di Belle è davvero inadatta, troppo infantile, troppo mielosa, ci voleva qualcun altro! Anche il principe/Bestia mi ha delusa, decisamente un volto che non si ricorda e che nella versione animata è molto, molto più bello! Personalmente ho trovato anche un po’ forzata la “conversione” di Le Tont, che nel finale passa dalla parte dei buoni, insieme ad altri abitanti del villaggio che ritrovano i loro cari tornati umani. Ho trovato anche poco veritiero l’inserimento di personaggi di colore, cosa poco probabile nella Francia di quel tempo: per i miei gusti è esagerato e inutile questo politically correct a tutti i costi, che a lungo andare può solo sfociare in un’ulteriore discriminazione.

Tutto il film mi ha veramente emozionata ed è stato assolutamente all’altezza di quanto mi aspettavo, ma, oltre alla scena del ballo, che con il canto di Mrs Bric mi dà sempre la pelle d’oca, anche la scena in cui tutti i servitori, a causa della caduta dell’ultimo petalo, si trasformano in oggetti in modo permanente mi ha dato davvero i brividi. L’ho trovata molto commovente e ha portato la mia attenzione anche su personaggi a cui di solito guardo poco. Da promuovere, ovviamente, anche la colonna sonora: le versioni italiane delle canzoni sono leggermente diverse da come le ricordavate nella versione animata, ma sono più aderenti come traduzione all’originale. E poi, anche se all’inizio non mi convinceva, anche se Celine Dion e Peabo Bryson non si battono, devo ammettere che anche Ariana Grande e John Legend mi hanno fatto battere il cuore.