Cioccolata, che passione! Le ricette perfette per l’Avvento

Buon primo dicembre a tutti! Oggi è il primo giorno di Avvento e l’attesa del Natale si fa sempre più piccola: ho pensato di dedicare qualche post a questo periodo speciale, e oggi comincio con una delle mie passioni, il cibo. Meglio: la cioccolata calda! Cosa c’è di più invernale di questa deliziosa bevanda, magari bevuta davanti ad un camino acceso, leggendo un buon libro?

Oggi vi propongo qualche ricetta particolare, per rendere diversa dal solito anche una semplice cioccolata calda e, perché no, organizzare un pomeriggio per provarne tante versioni diverse!

Credits www.carpeseason.com
Credits www.carpeseason.com

Cioccolata e burro d’arachidi

Ho scoperto, purtroppo, che il burro d’arachidi non è così disgustoso come volevano farmi credere e dunque ne ho comprato un barattolo! Questa è forse la bevanda più calorica che vi propongo, ma in fondo in inverno abbiamo bisogno di energie, no? Dopo aver preparato la cioccolata, basta aggiungere in ogni tazza un cucchiaino di burro d’arachidi, e l’effetto Reese’s è servito!

Cioccolata e pumpkin spice

Questa versione è assolutamente statunitense: il pumpkin spice, infatti, è un mix di spezie (cardamomo, chiodi di garofano, cannella, zenzero, pepe nero) che di solito è associato alla zucca in diverse bevande e dolci! Nei loro supermercati si trova il preparato già pronto, noi possiamo adattarci con una spolverata di ogni spezia e un paio di chiodi di garofano tritati, aggiunti sul fondo della nostra tazza; basterà aggiungere la cioccolata e un goccio di sciroppo d’acero, mescolare e bere la vostra fantastica bevanda calda.

Cioccolata, che passione! Le ricette perfette per l'Avvento

Cioccolata bianca e lavanda

Questa, purtroppo, non l’ho ancora provata, ma deve essere davvero buonissima! Basterà mettere in ogni tazza un rametto di lavanda secca e aggiungere la cioccolata bianca, magari con una spolverata di gocce di cioccolato, sempre bianco. Mi immagino già il profumo intenso!

Cioccolata e Bayley’s

Questa volta ci spostiamo in Irlanda: alla nostra classica bevanda dovremo solo aggiungere un pizzico di gocce di cioccolato fondente e un cucchiaino di Bayley’s per tazza. Il vostro pomeriggio prenderà un calore tutto nuovo!

Il tocco in più perfetto sarebbe aggiungere ad ogni tazza una manciata di mini marshmallow: perché la dolcezza non è mai abbastanza!

Perché JustEat è l’invenzione dell’anno

Non è esattamente l’invenzione dell’anno, perché JustEat è stato fondato nel 2000 in Danimarca (proprio come Tiger! Coincidenze? Io non credo) e in Italia è sbarcato da circa 2 anni: tuttavia è solo da quest’anno, quando ahimé la mia vita milanese è diventata più solitaria, che ho iniziato ad usarlo più spesso e ad apprezzarlo fino in fondo.

Perché JustEat è l'invenzione dell'anno

Partiamo dal principio: JustEat è un servizio di consegna di cibo a domicilio, basta inserire nel form l’indirizzo desiderato per la consegna e scegliere tra i numerosi ristoranti che consegnano in quella zona! Si può visualizzare il menù e anche leggere le recensioni, utili per quanto riguarda l’aspetto della puntualità di chi consegna. A volte capita anche che ci siano delle promozioni, in singoli ristoranti oppure, più in generale, attraverso l’uso di un codice sconto. Il pagamento è altrettanto semplice, in quanto si può scegliere di pagare in contanti alla consegna oppure attraverso PayPal o una carta di credito.

Se dovessi trovare pecche, oltre all’assuefazione d’uso, è che purtroppo l’app (o il sito web, che funziona allo stesso modo) è perfetta se usata in città medio/grandi, ma assolutamente inutile quando provate a utilizzarla in un paese di cinquemila anime, come ad esempio quello in cui vivo una volta lasciata Milano. Ecco che, allora, non si passa più da un comodo servizio gestito da terzi, che si occupa (soprattutto) dei vari possibili problemi legati alla consegna, ma bisogna ricorrere al solito metodo della pizzeria o del giapponese d’asporto, che spesso non propongono neanche la consegna a casa come servizio.

Io, ovviamente, ne sono rimasta conquistata. Se il frigo è semivuoto, se non ho voglia di cucinare ma ho voglia di qualcosa di sfizioso, se rincaso tardi, JustEat è la mia salvezza: ho la garanzia di avere una buona cena, ancora calda, consegnata direttamente sulla porta di casa, e abito al quarto piano, senza ascensore! Soprattutto, apprezzo l’idea di comodità e immediatezza di questo servizio: ho provato diversi ristoranti, il più memorabile dei quali è stato sicuramente l’indiano che ha consegnato puntualissimo anche la sera del 31 dicembre, in pieno centro a Milano! Ed è grazie a JustEat che ho scoperto uno dei miei posticini preferiti qui in città, Tramé (ma questa è un’altra storia). Ultima nota, non meno importante: i loro social media manager sono persone attentissime e ironiche, sempre pronte a rispondere sui social ai clienti. Deformazione professionale, la mia? Forse!

P.S. Questo post non è assolutamente sponsorizzato, ma se JustEat volesse offrirmi qualche cena gratis o un lavoro accetto volentieri!

La Bella e la Bestia, 25 anni di magia

E’ una storia sai…“: è il 1991 quando la Disney porta sul grande schermo il riadattamento animato di una classica fiaba, La Bella e la Bestia. Il suo successo è tale da renderlo il primo film di animazione in lizza per il premio Miglior Film agli Oscar! Questa romantica storia con il tempo è diventata la mia preferita, conosco a memoria la versione Disney e ogni occasione è buona per provarne una nuova versione.

La Bella e la Bestia, 25 anni di magia

Ho saltato a pié pari l’omonima serie tv, troppo noiosa per i miei gusti, e mi sono invece concentrata sulla rivisitazione che propone Once Upon A Time, una delle mie serie preferite: qui Belle è interpretata da Emilie De Ravin, e il personaggio di Bestia è invece fuso insieme a quello di Tremotino/Signor Gold, il signore oscuro, interpretato da Robert Carlyle. Nonostante la trama sia rivisitata, la relazione tra i due personaggi resta incentrata sul tema della bontà interiore, sul fatto che Belle riesca a vedere nel signor Gold l’uomo dietro la bestia: questo ovviamente li rende i miei personaggi preferiti della serie tv, a cui spesso non si riserva molto spazio, purtroppo!

Chi avrebbe mai potuto amare una bestia?

Un altro adattamento che mi è davvero piaciuto è quello del 2014, con protagonisti Vincent Cassel e Léa Seydoux: la fiaba qui ricalca molto di più la storia originale, quella in cui il padre di Belle è un mercante e lei si offre alla Bestia al suo posto, punizione data dal fatto che il vecchio avesse rubato una rosa dal giardino incantato del protagonista. Nonostante il film sia un po’ troppo veloce per i miei gusti, ho apprezzato tantissimo l’atmosfera leggermente dark e davvero fiabesca, con abiti principeschi e creature sovrannaturali che accompagnano ogni scena, ambientata in paesaggi incantati. Con questo adattamento inoltre ho cambiato idea sul tenebroso Cassel e mi sono innamorata della sua interpretazione, davvero romantica!

La versione che so già mi ruberà il cuore, però, è ovviamente quella in uscita il prossimo marzo, il live action Disney che vede Emma Watson nei panni di Belle e Dan Stevens come interprete di Bestia. Il trailer uscito pochi giorni fa mi ha veramente emozionata: c’è tutto ciò che ricordiamo dalla versione animata, la stessa atmosfera magica e lo stesso romanticismo, a ricordarci che la vera bellezza si trova nel cuore, che non dobbiamo avere paura di ciò che è diverso, che il coraggio e la ricerca della verità saranno sempre premiati. La colonna sonora è ancora una volta firmata da Alan Menken: c’è da aggiungere altro?

Una storia di coraggio? La mia recensione di La sarta di Dachau

Questo libro è rimasto per qualche settimana sul mio comodino, ne ho lette solo dieci pagine senza che riuscisse a catturarmi. E’ finita che l’ho letto d’un fiato in un intero giorno, bramosa di conoscere la fine della storia. Premessa: La sarta di Dachau non mi è piaciuto!

Una storia di coraggio? La mia recensione di La sarta di Dachau

Ada Vaughan sta per compiere diciotto anni: è una giovane londinese che porta con sé il sogno di diventare sarta. Ha talento, e inizia ad avvicinarsi a questo mondo lavorando in una boutique della città, desiderando però un proprio atelier. Un giorno, all’uscita dal lavoro, incontra un affascinante uomo, Stanislaus, che le rivela di essere un conte, e con cui intreccia una relazione ammantata di bugie, poiché la giovane si vergogna delle sue umili origini. Tutto cambia quando il conte propone ad Ada un viaggio a Parigi: non ci sarebbe nulla di male, se solo il romanzo non fosse ambientato nel 1939, e la guerra sia ormai alle porte. Ma Ada, incurante degli avvertimenti di chi le è vicino, parte per la Francia senza neppure comunicarlo ai suoi genitori. Purtroppo per lei, la sua storia con Stanislaus subirà una brusca virata verso il basso, e la coppia si ritroverà bloccata sul continente mentre la Germania comincia il suo assedio. Passando per il Belgio, Ada è catturata dai tedeschi che la deporteranno a Dachau, dove sarà solo il suo talento con ago e filo a tenerla in vita. Una volta finito il conflitto e rientrata in patria, la strada sarà tutt’altro che positiva, fino al tragico epilogo che seguirà la vendetta di Ada sull’uomo che le ha rovinato la vita.

Nonostante sia ben scritto, nonostante la scelta originale del non dividere il volume in capitoli, ma in tre parti che descrivono i diversi momenti della vita della giovane protagonista, nonostante l’autrice Mary Chamberlain sia insegnante di storia a Oxford, questo libro non mi ha convinta. O meglio: la protagonista non mi ha convinta. Io mi rifiuto di credere che al mondo siano potute esistere ragazze così stupide, così ingenue: Ada non fa che svilire la categoria femminile durante la guerra, dimostrandosi totalmente priva di giudizio e abitante di un regno fatato ben distante dalla realtà, perché nessun essere umano alfabetizzato si sarebbe mai imbarcato per Parigi nell’estate del 1939, non quando conoscenti e parenti ti mettono in guardia sul fatto che manchi solo una dichiarazione formale per dare il via al conflitto, non quando i giornali non parlano d’altro, non quando, soprattutto, non sai assolutamente nulla dell’uomo che è al tuo fianco e che per giunta non ha nemmeno un passaporto. Come può una professoressa di storia dipingere un personaggio simile?

Altro punto davvero negativo di questo romanzo è l’etichetta che gli è stata appiccicata addosso, quello di una storia che racconta come un grande sogno possa salvarti la vita. Ma non è affatto così! Se Ada non fosse stata così avventata e credulona, così superba dal volere una sartoria tutta sua, forse non avrebbe passato anni della sua vita ad accecarsi nella casa del comandante del campo di Dachau, cucendo per ore abiti su commissione, ignara di tutto ciò che accadeva nel mondo, e vivendo prigioniera alla stregua del peggiore dei servi. Non è stato il suo sogno a salvarla, è stata la sua abilità nel cucito che le ha permesso di non finire in un forno crematorio, tutto qui. Questo libro ha completamente svilito l’idea di sogno, trasformandolo in un comportamento pazzo che conduce alla morte, e non nella speranza e nel desiderio di miglioramento che in realtà è. Ed io non posso dare alcuna valutazione positiva ad un autrice che ridicolizza così l’essenza dell’uomo.

Di té e di tazze: la mia passione autunnale

Vi svelo un segreto: fino a 19 anni non ho mai bevuto il té. Lo trovavo insulso, ustionante e insomma, proprio non mi piaceva. Poi, lungo la via dell’università, la folgorazione: ho iniziato con la colazione e non ho più smesso! Bevo almeno tre tazze al giorno, e da fan dell’autunno non vedo l’ora che ricominci la stagione così posso finalmente mettere sul fuoco la mia amata bevanda. Da amante del té ovviamente non posso che essere un’amante anche di tazze: oggi voglio mostrarvi la mia collezione e parlarvi un po’ della mia ossessione (pardon, passione).

Di té e di tazze: la mia passione autunnale

La mia non è una collezione molto nutrita, complice il poco spazio in casa e i miei pochi soldi che si volatilizzano sempre in altre spese. La tazza dei Queen è la prima mug che mi sono comprata, ricordo di un viaggio indimenticabile in Spagna nel 2012; quella simil Starbucks invece l’ho acquistata quest’anno da Tiger, è una semplice tazza in ceramica con la copertura in silicone, perfetta per tenere in caldo le bevande. La tazza cupcake, tutta rosa, funziona proprio nello stesso modo: questa me l’ha regalata la mia amica Isabella lo scorso Natale! A New York ho assolutamente dovuto comprare la tazza della principessa Peach al Nintendo Store: mi piace molto perché è grande e per la silhouette lucida del personaggio, in contrasto con la texture opaca. Infine, l’ultima arrivata mi è stata regalata per il mio compleanno: una deliziosa tazza con il manico, il tappo in sughero e la cannuccia, perfetta per ricreare le bevande di una caffetteria statunitense!

A proposito di bevande, le mie preferite per questa stagione sono due: il pumpkin spiced latte e il chai tea latte. Ne parlo continuamente e le consiglio a tutti, sono davvero semplici da fare! Per entrambe le ricette vi servirà un mix di spezie: cannella, chiodi di garofano, zenzero, pepe nero e noce moscata. Per il pumpkin spiced latte vi basta preparare un caffé americano a cui unirete il latte con le spezie e la zucca ridotta in purea; per il chai tea latte dovrete preparare un té nero e mettere in infusione le spezie, unire il latte e spolverare con la cannella. Sono davvero deliziose e scalderanno i vostri pomeriggi!

Di té e di tazze: la mia passione autunnale

Ma quali sono i miei té preferiti? Il migliore in assoluto per me è uno comprato da Harrods: si tratta di un té blu, ovvero un semplice té nero a cui sono state aggiunti bergamotto e fiori di granoturco. Ha un profumo delizioso e un gusto delicato ma sofisticato! Tra i té in bustina invece, i miei preferiti rimangono quelli Twinings: vorrei assaggiare quello ai frutti rossi, per ora i migliori provati sono stati l’English Garden (un mix di fiori e frutti) e il Brazilian Baia (té nero con cocco, vaniglia e semi di cacao. Dolce ma non troppo). Quello che mi ha deluso di più? Il té alla cannella: poco profumo, poco sapore, sembrava più risciacquatura di piatti!