Cara Unimi, ci siamo. Dopo cinque anni, molti piani di scale, innumerevoli corse sul 24 e salti tra una sede e l’altra, ore spese in biblioteca (Crociera è in assoluto la mia preferita), compagni di corso amichevoli e professori piuttosto suonati, oggi è il mio ultimo giorno di lezione. L’ultimo per sempre. E poco importa se ancora ci sono di mezzo cinque esami e una tesi per chiudere definitivamente la nostra storia, ma oggi mi sembra proprio che sia la fine di un’era.
Non ho mai pensato che nella mia carriera universitaria potesse esserci altro oltre a Milano, oltre a te, Unimi. Non ho neanche dovuto pensarci più di tanto, sei stata un punto fermo da sempre, qualcosa insieme di rassicurante e fonte d’ansia. E soprattutto, di sorprese: sorprese che sono iniziate in quel settembre del 2013, quando proprio io, una qualunque ex liceale provincialotta, mi sono ritrovata prima in graduatoria per la prova d’ammissione al mio corso di laurea. E’ stato in quel momento che mi hai fatto capire quanto fossi giusta per me, quanto avessi davvero preso la strada giusta, e che sarei riuscita a superare ogni fatica. Così è stato: sono passati esami sostenuti anche quando la mia testa di stare sui libri non voleva proprio saperne, è passata una tesi triennale veramente avventurosa, è passato tutto, perfino la tua perenne disorganizzazione. Questo mi hai insegnato: a uscire dal mio paesello e, volgarmente, darmi una svegliata. Pensare solo a me stessa, decidere da sola quello che volevo fare e come farlo, mettendomi nelle condizioni di imparare più nozioni possibili, e non parlo solo di saggi editi Carocci, no, mi riferisco anche al tuo sito web, quello maledetto da tanti studenti. E a ben pensarci, ma dove volete andare se avete paura a cliccare link di una semplice pagina web universitaria?! Svegliatevi, pigroni!
Quindi sì, nonostante le diverse sorprese sgradite o le scomodità di questo percorso, forse non posso fare altro che ringraziarti per avermi fatta arrivare fin qua. Per avermi fatto sudare ogni risultato, per avermi fatto incontrare persone speciali che ancora sono presenti nella mia vita. E, Unimi, non mi vergogno di ammettere che in periodi molto neri sei stato il mio unico obiettivo rimasto: non puoi scegliere di non alzarti dal letto, rimanere sotto le lenzuola a marcire, se hai una laurea da andare a prendere. Per qualche mese sei stato tutto ciò che rimaneva dei miei progetti (a proposito, fate progetti solo su di voi, se non volete rimanere fregati. Ma questa è un’altra storia), e che soddisfazione non essermi spezzata ma essere arrivata dritta alla meta, proprio come volevo fare io.
Un ultimo appunto: non vedo l’ora di avere un lavoro, un po’ di indipendenza. Ma so già che mi mancherai tantissimo, mi mancheranno i caffé americani prima delle lezioni, i giri in tram perché “Sono arrivata presto, devo perdere un po’ di tempo“, tutti i posticini scoperti in questi cinque anni, le installazioni del Fuorisalone ogni aprile, la cancelleria nuova, i libri da comprare e tanto altro. Anche con tutti i tuoi numerosi difetti sei stata proprio quello che cercavo, quello di cui avevo bisogno. Grazie di tutto.