E così sono finita una quarta volta negli Stati Uniti: dopo cinque anni ho rimesso piede in California. L’ultima volta che sono stata qui ho vissuto un’esperienza pazzesca, ho stretto amicizie che durano ancora oggi ed ero nel periodo probabilmente più folle della mia vita. Quest’anno mi sono spostata un po’ più a sud, e anche se per ora di San Diego ho visto ben poco (ma ci sono ancora 53 giorni a disposizione) ho deciso di raccontare le mie prime 72 ore in questa dinamica città.
Ho pensato tanto al filo conduttore da assegnare a questa nuova esperienza, e ho pensato che A Pacific Life potesse essere il motto giusto: non solo perché, banalmente, San Diego si affaccia sull’omonimo oceano, ma soprattutto perché ho aspettato tanto questo viaggio, questo volo, perché ero convinta che per me sarebbe stato una boccata d’aria dalle zavorre mentali di ogni giorno, un nuovo modo per mettermi alla prova e ricordarmi di che cosa fossi capace. E lo so, sono qui solo da pochi giorni, ma sta succedendo di nuovo, proprio come la prima volta, sei anni fa: sono completamente sola, in mezzo a centinaia di sconosciuti, eppure mi sento completamente a mio agio, completamente me stessa.
Questa volta ho anche aggiunto la lieve difficoltà di imbarcarmi in un lungo volo intercontinentale completamente in solitaria, un’ulteriore sfida a me stessa. Sono a contatto con persone da ogni parte del mondo, e sin dal primo momento ho dovuto abbandonare la mia lingua madre e (finalmente) rispolverare il mio inglese, tenuto vivo grazie alle mie passioni di ogni giorno. La sorpresa più grande è stata sorprendermi a pensare in inglese durante la mia prima sessione di shopping californiano, come se fossi una vera ragazza americana. Mi muovo tranquilla per le strade di Point Loma (il quartiere in cui alloggio, ne parlerò prossimamente), mi sono spinta fin sulla spiaggia per riassaporare l’oceano, il suo vento, le palme all’orizzonte e i surfisti in lontananza.
E lunedì pomeriggio, mentre sedevo sulla sabbia, finalmente mi sono sentita libera, mi sono sentita me stessa, a metà tra la compagnia di ragazze semisconosciute e la solitudine obbligata di alcuni momenti. Voglio vivere così, in un paese dove posso camminare per strada e nessuno presta attenzione a me, solo una ragazza come tante che semplicemente vive, è se stessa, passeggiando per Downtown o dedicandosi a un futile giro per negozi. Se provo ad immaginare un’idea di felicità per me, oggi mi vedo a camminare per strada verso il lavoro, tranquilla e con tanti progetti in testa, magari con un ovvio Iced Tea Lemonade Passion di Starbucks in mano. Era così anche quando tutto è iniziato, la mia prima volta negli Stati Uniti, la prima volta che me la sono data a gambe per cercare di rimettermi a posto. Oggi come allora, mi ritrovo a pensare “Tu, ora, in questo posto”: partire era l’opzione più giusta, continuerà ad esserlo.
Ciao Rachele….mi auguro che la tua esperienza a San Diego possa essere strepitosa… Laura, la ragazza del check-in di malpensa….
Grazie Laura, il tuo commento mi fa tanto piacere! Me lo auguro anche io!