Prima di leggere questo libro non avevo mai pensato che un cabinet potesse essere un regalo di nozze. Anzi, in realtà non avevo neanche ben chiaro che cosa fosse! Nel mondo de Il Miniaturista, però, è prassi assai comune che una giovane sposa riceva in dono una miniatura della propria casa, e che poi si rivolga ad un artigiano per arredarla.
Jessie Burton ha esordito con questo romanzo, uscito lo scorso anno, ed è stata ampiamente acclamata dalla critica per la sua scrittura brillante e la sua capacità di mantenere la suspense nel lettore. Protagonista è Petronella Oortman, giovane di campagna che sposa il ricco mercante di Amsterdam Johannes Brandt. Giunta in città, scopre che non vivrà sola con il marito, ma che nella casa ci sono anche Marin, l’acida cognata, Cornelia, la cameriera, Otto, servitore di colore, e i due amati cani del padrone. Il cabinet è da subito il perno della narrazione, in quanto è presentato sin dai primi capitoli: questo perché la coppia di sposi non ha ancora consumato il matrimonio e Johannes decide di offrire un dono alla moglie, per cortesia. Petronella, ovviamente, non è affatto a proprio agio, soprattutto a causa del comportamento antipatico di Marin.
La narrazione è ambientata nel 1689, quando la Compagnia delle Indie orientali olandese è nel suo pieno sviluppo: ovviamente Johannes ne fa parte, commerciando in zucchero e permettendo così alla propria famiglia di condurre una vita agiata. Petronella (anzi, Nella, come la chiamano tutti) resta sconvolta quando, dopo essersi rivolta ad un miniaturista per decorare il suo dono nuziale, si vede recapitare anche oggetti non richiesti, miniature dei cani della casa e di altri elementi che solo un abitante di casa Brandt potrebbe conoscere. Ed è qui che si innesta il mistero che caratterizza il libro, quello che ha tanto fatto apprezzare alla critica l’opera della Burton. Purtroppo però l’enigma più consistente non sarà mai svelato.
Si scopre per quale motivo Johannes non voglia avere rapporti intimi con la moglie, si scoprono i due segreti di Marin e la vera storia di Otto (non ve li svelo nel caso non abbiate ancora letto il libro, ma se foste interessati potete lasciare un commento, risponderò), ma la vera identità del miniaturista, vero mago del libro, non è mai chiarita. La Burton abbozza una spiegazione, che però resta confusa e oscurata dagli altri eventi, ben più pesanti, che occupano la seconda metà del romanzo. Altro elemento importante, e che deduco sia stato fondamentale nella conquista di tanti giudizi positivi, è la crescita personale di Nella, che da spaurita e ingenua ragazza di campagna si trasforma in una donna forte e sicura di sé, capace di trovare risposte alle sue tante domande e in grado anche di mandare avanti la casa, nonostante il clima di tensione in cui viva.
Insomma un bel romanzo di crescita, pieno di misteri e ben scritto, che però non ha saputo catturarmi completamente: questo è uno dei motivi per cui la mia lettura è proceduta davvero lentamente. Trovo anche assurda l’eccessiva suspense che l’autrice propone ai lettori, suspense che ovviamente non trova una completa soluzione in quanto l’identità del miniaturista non è né svelata né completamente chiarita. Mi aspettavo di più, viste le recensioni positive, e sinceramente sono rimasta delusa. Penso che però potrei dare un’altra possibilità all’autrice, in quanto il suo stile di scrittura è davvero brillante: il suo nuovo romanzo, The Muse, è appena uscito negli Stati Uniti.